Qual è il nesso tra un tasso BOT e un prestito irregolare? La risposta potrebbe stupirti, e la trovi qui su ADifesa.
Forse li conosci già: i Buoni Ordinari del Tesoro (chiamati anche BOT) sono titoli di Stato su cui molti italiani hanno finora investito i propri risparmi.
Rappresentano infatti una scelta sicura e vantaggiosa per chi sceglie la strada degli investimenti. La loro scadenza è a breve termine perché non supera mai i dodici mesi, e per di più contribuisce direttamente alla gestione del debito pubblico nazionale.
È proprio la quasi totale assenza di rischio che comporta però un rendimento molto basso, perché è basso il tasso BOT.
Cosa c’entra questo con i prestiti irregolari?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo sfogliare il T.U.B. – ovvero il Testo Unico Bancario che regola i rapporti tra banche e consumatori – fino all’articolo 117.
Lì troveremo la risposta.
Cosa dice l’art. 117 del Testo Unico Bancario
L’articolo 117 del T.U.B. si pronuncia sulla trasparenza dei contratti bancari, soprattutto in materia di tassi di interesse.
I contratti bancari infatti devono essere trasparenti per legge. Quando sottoscrivi un prestito in banca, per esempio, tutte le informazioni relative ai tassi di interesse, alle commissioni e ai costi devono essere menzionate in forma esplicita all’interno del contratto.
Si tratta di una disposizione che mira a tutelare il consumatore che ha ricevuto il prestito nel miglior modo possibile.
Succede di frequente, infatti, che i termini contrattuali siano ambigui e che proprio su questa ambiguità la banca giochi per costringere i suoi clienti a pagare di più.
In casi come questi, l’unico modo per avere giustizia è appellarsi al Testo Unico Bancario, che è il testo di legge di riferimento quando si procede con un reclamo o un ricorso.
Nell’art. 117, il T.U.B. si esprime proprio sulla risoluzione di un contratto bancario irregolare. E dice:
«In caso di inosservanza [delle disposizioni riguardo la trasparenza su interesse e costi, ndr.] si applica […] il tasso nominale minimo e quello massimo, rispettivamente per le operazioni attive e per quelle passive, dei buoni ordinari del tesoro annuali […] emessi nei dodici mesi precedenti la conclusione del contratto o, se più favorevoli per il cliente, emessi nei dodici mesi precedenti lo svolgimento dell’operazione.»
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Cosa vuol dire per il consumatore?
Vuol dire che se un contratto di prestito si rivela irregolare perché viola le disposizioni del T.U.B., il tasso di interesse applicato fino a quel momento non è più valido. Al suo posto verrà usato come riferimento il tasso annuale BOT.
Cos’è il tasso nominale BOT?
Il tasso nominale BOT è quindi il tasso di interesse nominale che viene applicato ai Buoni Ordinari del Tesoro.
Come abbiamo già spiegato poco sopra, il tasso BOT è molto basso. I BOT sono infatti un titolo di stato sicuro con un rischio praticamente prossimo allo zero. Così, di conseguenza, il loro rendimento è un rendimento minimo.
Il tasso nominale BOT pertanto supera di poco lo zero percento. Anzi, per essere più precisi, possiamo dire che nell’arco di dodici mesi (che è la durata massima di un BOT) il tasso di interesse oscilla tra un minimo di 0,03% a un massimo di 0,20%.
Questi, dunque, sono i valori degli interessi che vengono applicati a un prestito una volta scoperta la sua irregolarità.
Il ricalcolo al tasso BOT del prestito
Come funziona quindi il ricalcolo al tasso BOT di un prestito irregolare? Il testo di legge T.U.B. parla di due valori del tasso nominale BOT:
- minimo per le operazioni attive
- massimo per le operazioni passive
In caso di prestito, la riscossione degli interessi da parte della banca rientra tra le operazioni attive. Questo vuol dire che il ricalcolo al tasso BOT prenderà in considerazione il valore più basso dei dodici mesi.
Come hai già visto nel paragrafo precedente, il valore minimo di un tasso nominale BOT si aggira intorno allo 0,03%. Praticamente un tasso di interesse quasi inesistente.
L’applicazione di un tasso BOT massimo riguarda invece le operazioni passive ovvero quelle in cui gli interessi sono incassati dal consumatore – come accade quando investi in titoli. Ma si tratta di un dettaglio che, in questo caso, non ci riguarda.
Quello che è importante sottolineare è come un contratto irregolare possa portare – a seguito di un reclamo o un eventuale ricorso in via stragiudiziale – a un ricalcolo straordinariamente vantaggioso per il cliente della banca.
Se consideriamo che TAN e TAEG di un prestito personale oscillano tra il 5 e il 10 percento, è chiaro che un ricalcolo al tasso BOT che porta gli interessi allo 0,3% rappresenta una soluzione conveniente e irrinunciabile.
Per questo motivo, se hai dubbi riguardo la regolarità del tuo contratto, una verifica del prestito potrebbe essere la strada giusta da percorrere. Con un reclamo avresti la possibilità di risparmiare (o recuperare) moltissimi soldi.
Quando un prestito è irregolare?
Le anomalie su un prestito personale possono essere diverse, e tutte possono risolversi con un reclamo o un ricorso stragiudiziale.
Se la banca ti ha concesso un prestito ma hai la sensazione di aver pagato (o di stare ancora pagando) troppe rate o rate di rimborso troppo alte, forse anche il tuo contratto potrebbe essere irregolare.
In generale, le anomalie che si facilmente riscontrano in un prestito personale sono:
- pubblicità ingannevole;
- poca trasparenza sui costi;
- tassi di interesse usurai.
Per altro va detto che queste irregolarità dei prestiti sono spesso strettamente connesse fra loro.
Se la pubblicità del prestito è ingannevole perché propone costi vantaggiosi che invece non lo sono, è probabile che gli stessi costi non siano poi menzionati chiaramente nel contratto, in violazione degli obblighi di trasparenza. Allo stesso modo, può accadere che questi costi vengano inclusi nel calcolo degli interessi del prestito senza che tu lo sappia, finendo per sfociare nel tasso usura.
È chiaro che individuare certe anomalie richiede una verifica accurata del finanziamento. Infatti, è soltanto a partire dal contratto e dalla documentazione che è possibile trovare le prove di un illecito commesso dalla banca.
Operazioni di questo tipo, insomma, necessitano del supporto di figure professionali esperte. Figure come quelle di ADifesa, che da anni lavora a sostegno dei consumatori vittime degli inganni delle banche.
Secondo le stime dell’Associazione, ben tre prestiti su quattro presentano irregolarità da risolvere e che darebbero accesso a un recupero degli interessi cospicuo.
Se ancora non ci credi, dai un’occhiata alle testimonianze di chi ha scelto ADifesa; su TrustPilot ce ne sono a decine.
L’iter per avere finalmente giustizia, poi, è molto semplice se scegli le persone giuste. I nostri professionisti per esempio hanno sviluppato il metodo ADifesa: un percorso in quattro step che ti fa risparmiare un sacco di tempo e, soprattutto, un sacco di soldi.
Infatti, se ci consegni tutta la documentazione senza impegno, riusciamo in sole 48 ore a darti una prima risposta sull’eventuale presenza di anomalie. E poi, a quel punto, se lo vorrai, seguiremo il tuo caso in ogni passaggio fino al ricalcolo degli interessi.
In pochissimo tempo avrai così sul conto, e senza troppa fatica, un accredito di denaro inaspettato e – in caso di prestito ancora in corso – una rata molto più leggera.
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