Aziende in difficoltà, quando la colpa è dell’anatocismo

L’anatocismo incide sulle aziende in difficoltà? Sì, e sempre peggiora la situazione. Leggi qui, e scopri se anche tu ne sei vittima.

Visual ADifesa – Blog – Aziende in difficoltà per anatocismo bancario

In Italia, le aziende in difficoltà sono una su otto.
Circa il 13% del tessuto imprenditoriale italiano poggia su fondamenta instabili, tra aumento dei prezzi, un clima impazzito e scenari di incertezza finanziaria che fanno paura.

Perché, allora, parlare di anatocismo in questo scenario?
Quando guardiamo alle aziende in difficoltà economico-finanziaria, ci accorgiamo che spesso le prime oscillazioni hanno origine già nella gestione del credito bancario.

In altre parole, se è vero che i fattori di crisi aziendale sono quasi sempre esterni, c’è anche una componente interna che va considerata – ed è quella dei debiti con la banca, degli oneri finanziari e del calcolo degli interessi, e così via.

Quanto ne sanno le aziende di gestione del fido bancario? E, soprattutto, che consapevolezza c’è in merito al rischio di anatocismo? A giudicare dalla nostra esperienza di associazione, sempre alle prese con le irregolarità bancarie a scapito dei debitori, la situazione in realtà è drammatica.

Su circa il 70% dei conti correnti affidati è facile riscontrare, infatti, l’applicazione illecita dell’anatocismo bancario. Il che vuol dire, riformulando, che gran parte delle aziende in difficoltà – tra quelle a cui è stato concesso un fido bancario – potrebbero facilmente rimettersi in piedi tentando la strada del ricorso giudiziale.

Nei prossimi paragrafi proveremo a spiegare (in poche parole) cos’è l’anatocismo bancario, come funziona e qual è l’impatto sulle risorse finanziarie di un’azienda. Se sei titolare di un’impresa, e questa rientra tra quelle definibili come “aziende in difficoltà”, questo articolo è per te.

Cos’è l’anatocismo, e come funziona?

L’anatocismo è una pratica bancaria controversa. Controversa perché, di per sé, non rappresenta una pratica illegale. Piuttosto, lo diventa quando viene applicato al calcolo degli interessi di un fido bancario: in questo caso il divieto di anatocismo è perentorio, e la sua applicazione costituisce un’irregolarità gravissima.

Quando è illegale, l’anatocismo prevede l’aggiunta degli interessi maturati sul debito al capitale iniziale. Un’operazione (conosciuta anche come capitalizzazione degli interessi) che aumenta – a poco a poco – l’importo totale del debito da restituire. Infatti, nel momento in cui gli interessi passivi accumulati sul capitale vengono sommati al debito, diventano a loro volta soggetti a interessi. Questo vuol dire che gli interessi passivi iniziano a produrre altri interessi, finendo per gonfiare il debito senza controllo.

Questo ciclo, infatti, può continuare indefinitamente. Un fido bancario soggetto ad anatocismo è – di fatto – un debito che cresce a dismisura e, soprattutto, senza che il debitore se ne accorga.

Per comprendere meglio come funziona l’anatocismo, facciamo un esempio pratico. Immagina quindi di avere un debito di 10mila euro con la banca, con un tasso di interesse annuo del 5%.

Nel primo anno, gli interessi applicati saranno di 500 euro, e porteranno così il debito a 10.500 euro. Nel secondo anno, gli interessi applicati saranno calcolati sul debito di 10.500 euro: entro la fine dell’anno avrai un debito da restituire pari a 11.025 euro.

E così per anni, fino a quando non te ne accorgi. Se il debito non viene estinto, gli interessi continueranno ad accumularsi e il debito aumenterà in modo esponenziale.

In pratica, l’anatocismo fa sì che gli interessi diventino a loro volta il capitale su cui vengono calcolati gli interessi successivi, sfociando in un aumento esponenziale del debito e alla perdita inevitabile di risorse finanziarie per l’azienda.

L’impatto dell’anatocismo sulle aziende in difficoltà

Le conseguenze dell’anatocismo possono essere devastanti – soprattutto per le aziende in difficoltà. I problemi di liquidità, che sono spesso causa primaria di crisi aziendali e fallimenti, a causa dell’anatocismo si amplificano. Così pagare i debiti, a un certo punto, diventa impossibile.

Dobbiamo poi considerare un ulteriore aspetto: gli importi gonfiati dall’anatocismo possono raggiungere cifre esorbitanti.

Nell’esempio fatto prima, abbiamo preso in considerazione un importo minimo (ovvero 10mila euro). Ma la realtà dei conti correnti affidati è ben diversa: talvolta si arrivano a sfiorare anche i 500mila euro, e soltanto di interessi pagati in eccesso. Sono somme spaventose, che metterebbero in crisi qualsiasi impresa. Un’azienda in difficoltà non sempre riesce a risollevarsi di fronte a un debito di questa entità.

Inoltre, il ricorso all’anatocismo da parte delle banche è spesso mascherato da clausole complesse, o comunque poco chiare, all’interno dei contratti di finanziamento. Chi fa impresa difficilmente si accorgerà per tempo di quanto sta accadendo sul suo conto corrente. E questo comporta che:

  • diventa impossibile prevedere con esattezza l’ammontare degli oneri finanziari, e di conseguenza il totale delle spese da coprire;
  • non si possono organizzare le risorse finanziarie, ovvero conoscere in largo anticipo le spese e accumulare quanto serve per riuscire a coprirle.

In questo scenario, è facile comprendere come il peso del debito rischi di soffocare l’azienda e farla precipitare nella bancarotta. Per altro, se un’azienda è già in difficoltà economico-finanziario, il rischio di default diventa ancora più concreto. Un’impresa in crisi non può contare su nuovi finanziamenti, senza dimenticare che l’insolvenza sfocia in decreti ingiuntivi, e dunque in un lento smantellamento dell’attività.

Se la tua banca ha applicato l’anatocismo sul tuo conto corrente, avrai la sensazione che i soldi per pagare il debito non bastino mai. Il che è effettivamente vero, ma non per colpa tua: non sei tu che non sai gestire le risorse finanziarie, è la banca che te ne chiede troppe. E, a quel punto, devi correre ai ripari.

La tua azienda è in difficoltà?
Verifica se sei vittima di anatocismo.
Chiedi ad ADifesa!

Se la tua azienda è in difficoltà economica o finanziaria, e sei alle prese con un conto corrente affidato, la prima cosa da fare è verificare la presenza di anatocismo.

Troppe imprese accettano finanziamenti senza avere consapevolezza delle clausole contrattuali, ed è questa inconsapevolezza che le fa cadere nella trappola dell’anatocismo. Ma preservare la stabilità finanziaria della TUA azienda non è poi impossibile: basta prestare attenzione a cosa dice il contratto prima di firmare, e relazionarsi alla banca con la giusta dose di astuzia.

Se hai già un conto corrente affidato, verifica subito se il tuo contratto è regolare o nasconde insidie come quelle di cui abbiamo parlato qui. Affrontare il problema il prima possibile è l’unica via per proteggere il futuro della tua attività.

E con ADifesa hai un supporto su misura e efficace al 100%.
La nostra associazione dal 2017 aiuta debitori in difficoltà per colpa di scorrettezze messe in atto dalla banca. E lo fa grazie a una squadra di professionisti del campo, che include avvocati, ex funzionari di banca, fiscalisti, etc.

In più, ADifesa ti aiuta a risparmiare. Con la nostra associazione paghi in anticipo soltanto le spese di pratica. In seguito, ma solo dopo aver ottenuto il rimborso, verserai un contributo percentuale all’associazione. Un servizio professionale a bassissimo costo.

Non aspettare, allora. Agisci subito per proteggere il futuro della tua azienda. ADifesa è sempre al tuo fianco, a difesa dei tuoi diritti.

Prenota la tua consulenza gratuita.
Compila il box qui sotto.

    Quando preferisce essere contattato?
    Dichiaro di aver letto e accettato la Privacy Policy

    Associazione ADifesa