Intervista a Paolo Coletti sull’argomento più spinoso per i consumatori: come investire i soldi in banca
Il dubbio su come investire i soldi in banca per alcuni, a un certo punto, diventa persino assillante.
Le banche, del resto, propongono i loro prodotti di investimento come fossero i più redditizi tra quelli in circolazione, e non è facile capire se fidarsi o meno – soprattutto se l’educazione finanziaria non è il tuo forte.
È anche per questo che nell’ultimo anno l’associazione ADifesa ha dedicato ampio spazio agli investimenti bancari. La speranza è quella di rendere ciascuno dei lettori un investitore consapevole, e a giudicare dal feedback ricevuti pare che ci stia riuscendo.
Oggi però ADifesa ha voluto fare un passo in più.
E ha deciso di coinvolgere una figura di riferimento nel panorama dei consigli di investimento, e chiedere direttamente a lui cosa è meglio fare e cosa evitare quando si investono i soldi in banca.
Ecco, qui di seguito, l’intervista a Paolo Coletti.
Si possono investire i soldi in banca senza rischi?
Investire i soldi in banca senza rischi è un cruccio di molti. Del resto, la paura di perdere soldi è il nostro freno più grande quando si parla di investimenti. Ma investimento e rischio sono due concetti che vanno a braccetto, anche quando c’è di mezzo la solidità della banca.
Questo non significa, però che tutti gli investimenti sono rischiosi allo stesso modo. Anzi, esistono prodotti di investimento il cui rischio è talmente basso da poter essere considerato nullo.
Così risponde Paolo Coletti: «Nessun investimento è sicuro. Gli investimenti in conto deposito sono sicuri perché tutelati da un Fondo di Garanzia, dopodiché non esiste più alcuna sicurezza.
Ma andiamo per gradi. Esistono due strumenti di investimento più o meno sicuri: il conto corrente e il conto deposito. Entrambi i conti sono tutelati dal Fondo di Garanzia Interbancario fino a 100mila euro. Questo significa che, in caso di fallimento della banca, i vostri soldi sono coperti fino a 100mila euro – anche se, attenzione!, il tetto massimo di 100mila è valido a persona, e non per conto bancario (e quindi, in caso di conto cointestato, il tetto massimo sarà di 200mila euro).
La tutela del Fondo di Garanzia Interbancario non c’è, ovviamente, su tutti gli altri strumenti di investimento bancari. Anche perché i soldi che metti in un conto corrente o in un conto deposito entrano a far parte del patrimonio della banca. Quindi, se la banca fallisce, li perdi e a quel punto deve intervenire necessariamente il fondo. Va detto che in Italia non è mai fallita una grossa banca, ma una minima percentuale di rischio c’è sempre.
Per gli altri strumenti di investimento il ricorso al Fondo di Garanzia non può funzionare perché i soldi che investi finiscono in un deposito accentrato dei titoli, Monte Titoli S.p.A., e in caso di fallimento della banca puoi sempre recuperarli. Il rischio di perdita degli altri strumenti finanziari, infatti, è legato NON al fallimento della banca ma alla fluttuazione del mercato.
E in tal senso nessun investimento è sicuro. Dal punto di vista della oscillazione dei prezzi, non c’è nessuna sicurezza con i mercati finanziari. L’unica “sicurezza”, intesa come garanzia che i soldi stiano al sicuro, possiamo averla con i conti correnti e sui conti deposito. Ma, anche in questo caso, non sarà una sicurezza al 100%. La sicurezza al 100% non l’avremo mai, men che meno sui mercati obbligazionari o, sia mai, sui mercati azionari.»
Quindi ricapitolando:
- conti (correnti o deposito): soldi diventano patrimonio della banca, ma sono protetti dal Fondo di Garanzia fino a 100mila euro
- mercato obbligazionario e azionario: soldi rimangono nel Monte Titoli anche in caso di fallimento della banca, ma sono soggetti alle fluttuazioni dei prezzi
Come minimizzare i rischi negli investimenti bancari
Pur tenendo conto dei rischi del caso, è chiaro che chi investe i soldi in banca lo fa perché vuole vederli crescere. In altre parole, è il rendimento il vero obiettivo di ogni investimento. Per cui il rischio non può essere evitato, ma può essere minimizzato.
In che modo? Paolo Coletti ci dice: «Sicuramente con la diversificazione. Più avanti si va con i mercati, quindi più si va verso le azioni, più è necessario diversificare. In modo che, magari un titolo azionario va a zero, ma per me rappresenterà solo il 5% delle perdite. E se le altre azioni fanno tutte +5%, io non avrò perso niente.
Se compri 20 asset finanziari, di qualunque tipo essi siano, una perdita del 5% su un singolo asset finanziario non la percepisci nemmeno. Un esempio molto usato in matematica finanziaria è questo: se compri due asset e tutte due oscillano, ma oscillano in maniera perfettamente inversa e complementare, tu comunque otterrai il rendimento medio. È un esempio che spiega bene l’impatto della diversificazione.
La diversificazione riguarda anche l’area geografica. Per intenderci: non ha senso riempirsi il portafoglio di titoli di stato italiani (BOT, BTP, etc.). Se ti piaccio i titoli di quel tipo, ci sono altri paesi europei che li emettono. Certo, non tutti rendono come quelli italiani, perché l’Italia è considerato un paese più a rischio degli altri europei. Forse solo quelli della Romania rendono di più. Però almeno diversificate il portafoglio con titoli di stato, per altro emessi in euro e non in altre valute (e io personalmente sconsiglio titoli di stato in altre valute).
Spesso vedo gente che investe centinaia di migliaia di euro su un’azione italiana, per esempio 50mila euro su azioni Stellantis o Enel o UniCredit, etc. Sono scelte basate su ragioni affettive, e io lo capisco, ma non c’è nessun motivo di investire una cifra del genere (50mila euro) su una singola azione, a meno che non si tratti di un portafoglio da 5 milioni di euro.
La diversificazione comunque vale anche per i conti. Non sarebbe una cattiva idea, per chi gestisce il patrimonio di una famiglia, avere più di un conto corrente. Perché se è vero che la banca non ti ruba i soldi, può succedere però che li blocchi – magari per via di qualche problema tecnico o legale. Quindi, meglio avere più di un conto corrente se gestite soldi di un’intera famiglia. Tanto online ce ne sono parecchi ormai gratuiti.»
Investimenti a basso rischio disponibili presso le banche
«L’investimento più a basso rischio che trovate in banca», continua Paolo Coletti «è il conto deposito. È uno strumento che ha le stesse tutele del conto corrente, quindi il Fondo di Garanzia come ho detto prima, con la differenza che ti offre un interesse attivo maggiore.
Se lo prendete svincolabile, potete prelevare i soldi quando volete. Se lo prendete vincolato, siete obbligati a tenerci dentro i soldi per un determinato periodo.
L’unico problema di un conto deposito è che la vostra banca potrebbe non offrirlo. In generale puoi trovare banche specializzate in questo servizio, banche che offrono sia conto corrente che conto deposito, etc. Però di solito i migliori conti deposito NON si trovano presso le banche più famose. Il che significa, anche, dover aprire un secondo conto presso un’altra banca eventualmente. Per molti è una sofferenza.
Tra gli investimenti a basso rischio metterei anche i titoli di stato come BOT e BTP. Non sono sicuri al 100% però sono garantiti dallo Stato: solo il fallimento di uno Stato o una ristrutturazione del debito pubblico può farli vacillare.»
Dunque oltre al conto corrente e al conto deposito, possiamo aggiungere un’altra tipologia di conto alla lista: il conto titoli, tramite il quale puoi acquistare o vendere titoli di stato.
Dove investire oggi nel 2024?
Dove investire oggi? A una domanda del genere, per altro una delle più comuni, è molto difficile rispondere. Perché ogni situazione è diversa: devi considerare la tua età, la tolleranza al rischio, l’orizzonte temporale, i tuoi obiettivi finanziari, etc.
E poi il mercato! Che, soprattutto oggi, è diventato incostante e cambia troppo rapidamente. Ma davvero non è possibile fare una previsione?
«Per rispondere a questa domanda, devo prendere un libro di astrologia [Coletti ride]. Questa è la classica domanda che fa chi non conosce i mercati finanziari, eppure purtroppo ogni tanto arriva anche da alcuni professionisti che addirittura cercano di rispondere.
Se guardare le previsioni dei grossi intermediari finanziari a inizio anno, e poi lo andate a rileggere alla fine dell’anno, vi renderete conto che non ci azzeccano mai.
È impossibile prevedere il mercato, o certi andamenti. Soprattutto è impossibile farlo sulla base dell’attuale situazione economica, non ci riescono nemmeno i professori di macroeconomia. Prevedere gli investimenti più redditizi è veramente un lavoro da astrologo.
Quindi, ahimè, non so rispondere».
Breve termine vs lungo termine, nel 2024
Più facile è però orientarsi sull’orizzonte temporale da preferire quando si pianifica un investimento, questo vale al di là della situazione economica in corso. Secondo Paolo Coletti, è tutta una questione di esigenze personali.
«I soldi ti servono nel breve termine? Investi a breve termine. I soldi ti serviranno tra sei o sette anni? Investi a medio termine. I soldi non ti servono? Investi a lungo termine. Questa è l’unica cosa che dovrebbe guidare i vostri investimenti.
So che mi sto attirando l’ira di molti analisti, ma le attuali previsioni di mercato e dei tassi di interesse sono, purtroppo, tirate a indovinare. Basta notare questo: oggi l’inflazione è sotto controllo, il costo del denaro è in fase di discesa. Però basta una guerra, una crisi internazionale, ed ecco che l’inflazione potrebbe ripartire, i tassi di interesse potrebbero rialzarsi. Tutti dicono che i tassi sono destinati a scendere ancora, ma non ne siamo minimamente sicuri.
Se qualcuno due anni fa mi avesse chiesto una mia previsione per ottobre 2024, avrei detto che i tassi di interesse sarebbero stati attorno all’1.5%. E invece sono decisamente più alti. Quindi mai affidarsi alle previsioni, perché le previsioni possono dirti che è “molto probabile” che i tassi scendano, però “molto probabile” non vuol dire “certo”.
E non conviene fare il giochetto di investire a lungo termine con la speranza che i tassi si abbassino e l’obbligazione aumenti di prezzo. Perché è un giochetto che funzionerà 7 volte su 10, e quelle 3 volte fallirà perché succede qualcosa nel mondo e torna l’inflazione. Quindi no, non cerchiamo di fare previsioni.»
Investimenti a breve termine da considerare
Se il vostro obiettivo è utilizzare i soldi investiti nel breve periodo, gli investimenti a breve termine sono la soluzione migliore. Secondo Paolo Coletti, chi ha bisogno di soldi nell’immediato (es. per cambiare la macchina) dovrebbe preferire un investimento a breve termine, magari uno che possa continuare a rinnovare ma che dia la possibilità di avere i soldi subito a disposizione.
Senza dimenticare una precisa categoria di persone, cioè quelli che hanno paura di investire. Quando c’è una scarsa tolleranza al rischio, è preferibile fare un investimento a breve termine, magari anche scegliendo uno strumento molto stabile.
Ma su quale puntare? «Adesso come adesso, punterei sul conto deposito. Certo il problema è sempre quello: il conto deposito non viene offerto da tutte le banche, e se la tua banca lo mette a disposizione può darsi che offra tassi di interesse ridicoli. Però in giro, soprattutto online, si trovano offerte di conto deposito convenienti, adesso anche al 3% lordo.
Un altro investimento interessante, relativamente sicuro e a breve termine, è quello sui titoli di stato. I BOT sono a brevissimo termine, massimo un anno; i BTP hanno scadenza breve. Poi ci sono i cosiddetti ETF monetari, cioè ETF che investono in titoli di stato a brevissimo termine. Ce ne sono almeno due famosi, Smart e Xeon.
Vantaggi e svantaggi
Parlando ancora di investimenti a breve termine, il vantaggio principale è che puoi ritirare i soldi subito. Se scegli un conto deposito svincolabile, o anche un BOT con una certa scadenza o un ETF monetario che si vende facilmente, i tuoi soldi possono tornare disponibili nel breve termine.
Per altro con un ETF monetario, proprio perché la scadenza è vicina, i tassi oscillano poco. Quindi comunque è difficile perdere il capitale investito.
Lo svantaggio, chiaramente, è che gli investimenti a breve termine hanno un rendimento più basso. Anzi, con investimenti di questo tipo bisogna na fare attenzione ai tassi del momento. Perché se per caso i tassi di interesse vanno a zero è persino inutile investire.
Non ha senso aprire un conto deposito che mi dà lo 0.5%: sono due spicci e tanto vale che mi tengo i soldi sul conto corrente. Quindi se i tassi scendono verso lo zero o lo zero virgola cinque, meglio evitare.»
Vantaggi e svantaggi
Parlando ancora di investimenti a breve termine, il vantaggio principale è che puoi ritirare i soldi subito. Se scegli un conto deposito svincolabile, o anche un BOT con una certa scadenza o un ETF monetario che si vende facilmente, i tuoi soldi possono tornare disponibili nel breve termine.
Per altro con un ETF monetario, proprio perché la scadenza è vicina, i tassi oscillano poco. Quindi comunque è difficile perdere il capitale investito.
Lo svantaggio, chiaramente, è che gli investimenti a breve termine hanno un rendimento più basso. Anzi, con investimenti di questo tipo bisogna na fare attenzione ai tassi del momento. Perché se per caso i tassi di interesse vanno a zero è persino inutile investire.
Non ha senso aprire un conto deposito che mi dà lo 0.5%: sono due spicci e tanto vale che mi tengo i soldi sul conto corrente. Quindi se i tassi scendono verso lo zero o lo zero virgola cinque, meglio evitare.»
Piani di risparmio e fondi pensione
Come forse già saprai, i piani di risparmio e i fondi pensione sono strumenti finanziari pensati per aiutarti a accumulare del denaro poco per volta e poi vederlo crescere nel tempo.
Se parliamo di piani pensionistici, i due investimenti da mettere a confronto sono il PIP (Piano Individuale Pensionistico) e, appunto, il fondo pensione. Ma sul mercato esistono anche i PIR (Piano Individuale di Risparmio) e il PAC (Piano di Accumulo). Paolo Coletti è molto netto, quando si tratta di piani di risparmio.
«I piani individuali di risparmio, o PIR, io li eviterei. E lo dico perché ne ho uno, quindi so di cosa parlo. Si tratta sostanzialmente di un investimento esentasse che però ha dei vincoli eccessivi e controproducenti: è composto per il 70% da azioni italiane e investe soltanto in small cap, cioè in PMI.
Il piano di accumulo, o PAC, è invece un’ottima strategia se parliamo di piani di risparmio per chi è giovane e sta appena iniziando a investire. Certo la sua efficacia dipende da quanti soldi ci mettiamo dentro: se ci mettiamo 100 euro al mese, in dodici anni saranno 12mila euro più interessi. Mettere nel PAC quote mensili più sostanziose (200 euro, 300 euro) ha più senso.
Però è anche vero che ti aiuta a risparmiare e contribuisce a stringere la varianza. Vale a dire: se investi piano piano, può darsi anche che il mercato crolli ma tu ne risentirai in maniera più contenuta. Cosa che non succede quando investi decine di migliaia di euro in un colpo solo. In più ti permette di non tenere soldi fermi nel conto corrente (e a risparmiare sull’imposta di bollo!).
Per quanto riguarda i piani pensionistici, il discorso è lo stesso: il PIP, cioè il piano individuale pensionistico, lo sconsiglierei comunque. Perché ha gli stessi vantaggi fiscali del fondo pensione, ma il suo costo è molto più alto. Basta guardare sul sito della COVIP il grafico dell’ISC, cioè l’indice sintetico di costo. I costi dei PIP sono molto più alti, il che vuol dire che il vostro rendimento viene “mangiato da quei costi”. Pur essendo uno strumento generalmente flessibile, lo eviterei.»
In sintesi, se avete intenzione di iniziare un piano di risparmio, potete scegliere tra:
- piano individuale di risparmio, esentasse ma molto vincolato sulla composizione del portafoglio
- piano di accumulo, utile a rimanere disciplinati ma poco efficace su importi piccoli
- piano individuale pensionistico, tassazione su aliquota tra 9% e 15%, flessibile ma molto costoso
- fondo pensione, tassazione uguale a quella del PIP, dal 9% al 15%, ma decisamente meno costoso
Vantaggi e svantaggi
«Come ho appena detto, io sui PIP non vedo alcun vantaggio, pur essendo molto più flessibile e personalizzabile di un fondo pensione. Anche perché la personalizzazione del piano non serve a molto. chi gestisce il PIP non ha una sfera di cristallo e non può prevedere come andrà il mercato nei prossimi decenni. Quindi non ha senso “ritagliarlo” a misura di investitore.
I fondi pensione prevedono invece tre o quattro linee guida (es. puramente obbligazionario, puramente azionario oppure misto; linea nazionale o internazionale, etc.) e questo basta.
Il vantaggio del fondo pensione è invece il costo. Il fondo pensione costa meno. In più, se il datore di lavoro ci aggiunge un suo contributo, allora proprio non c’è bisogno di discuterne: il fondo pensione vince sicuramente.»
Come scegliere la migliore banca su cui investire i tuoi soldi?
Questa qui è una scelta cruciale. E no, non può essere sottovalutata. È vero però che moltissime persone prendono sottogamba la scelta della. Anzi, come ci racconta Coletti, la maggioranza opta spesso per la banca in cui lavora un amico o una persona che conosco. Con la convinzione che così sia più facile risolvere i problemi.
Al contrario, scegliere la banca migliore per le proprie esigenze è un’attività che richiede una certa indagine. Se non altro per risparmiare sui costi.
Come ci dice Paolo Coletti: «Se stai comprando un prodotto finanziario, devi tener conto che tutte le banche ne hanno uno uguale. Voglio dire: non si tratta di mele, di pere, insomma di cibo. Non c’è un produttore migliore dell’altro. Tutte le banche offrono gli stessi prodotti, la differenza sta nei costi.
E i costi, quando si tratta di investimenti, “mangiano” il capitale iniziale, cioè quello che dovrebbe maturare interessi composti. Un costo in linea, secondo me, è lo 0.2% del valore di quanto acquistato (es. un etf). Questo è il mio benchmark. Se paghi più dello 0.2%, allora stai pagando troppo.
Alcune banche (es. Directa o BG Saxo) offrono anche un fisso, tra i 2 e i 5 euro. Però il fisso è comodo se investi tanto, chiaramente. Se investi mille euro, 5 euro di commissione sono tanti perché sarebbero lo 0.5%. Se però ne investi 10mila, 5 euro sono pochi, sono lo 0.05%.
Quindi sì, io analizzerei essenzialmente le commissioni. Quella è la cosa che mi guida principalmente nella scelta di una banca con cui investire.
Poi in generale, ecco, forse punterei su una banca online. Le banche online offrono commissioni inferiori o uguali alle banche fisiche, perché guadagnano su un numero di clienti e di operazioni più elevato. Di solito per investire una banca online è una buona idea.
Però io consiglio anche di tenere aperto un conto presso una banca fisica. Perché se per caso si blocca qualcosa sul conto della banca online comunicare con il call center può diventare problematico, mentre [ride] andare di persona a battere sulla saracinesca sortisce effetti migliori.»
I rischi degli investimenti in banca
Purtroppo chi investe i soldi in banca si espone a rischi specifici, spesso troppo sottovalutati. L’esperienza di ADifesa lo racconta bene: profilatura inadeguata, rischio eccessivo e, soprattutto, un conflitto di interesse tra consulente finanziario (dipendente della banca) e cliente, possono avere conseguenze catastrofiche.
Come ci ricorda Coletti, «le banche cercano subito di affidarti a consulente che ti piazza i prodotti su cui la stessa banca guadagna tanto». Casi come questo hanno come conseguenza più ovvia il conflitto di interesse che, per altro, va contro la normativa italiana.
L’art. 31 del TUF, il Testo Unico Finanziario, dice chiaramente che l’attività di consulente finanziario abilitato deve essere svolta esclusivamente nell’interesse di un solo soggetto. E questo, purtroppo, non succede di frequente.
«Se ritieni di avere un livello sufficiente di conoscenze finanziarie, e chiunque abbia fatto i miei corsi lo è senza dubbio» conclude Coletti «può investire anche da solo. Puoi anche dire alla banca no, grazie».
Cosa puoi fare se il consulente ti ha fatto andare in perdita?
Se pensi di essere vittima di una pratica scorretta della banca, e di aver perso soldi per questo motivo, ADifesa può aiutarti.
L’associazione ADifesa è infatti un’associazione consumatori specializzata in controversie bancarie, che negli anni ha accumulato esperienza nel recupero perdite finanziarie. Il recupero delle perdite finanziarie firmato ADifesa si sviluppa su un metodo preciso e collaudato che consiste in:
- studio della documentazione
- analisi preliminare gratuita
- valutazione con perizia tecnica
- reclamo formale e negoziazione
Secondo l’esperienza dei consulenti di ADifesa, circa due contratti di investimento su tre hanno diritto al recupero delle perdite e con i professionisti dell’associazione puoi arrivarci in poco tempo, e a costi contenuti (molto inferiori rispetto a quelli di uno studio legale!).
Se vuoi parlare con un consulente senza impegno, lascia un messaggio qui sotto. Riceverai una risposta in meno di 48 ore.
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